Serena Carra

Sono nata a Carpi, provincia di Modena, ho 46 anni, sono sposata e mamma di due maschi di 7 e 9 anni. Quello che stiamo vivendo è un momento di forti emozioni. Sia io in qualità di capo laboratorio che i collaboratori e studenti che lavorano con me abbiamo riorientato le nostre attività quotidiane per portare avanti la ricerca al meglio: ci si concentra sull’analisi di risultati, sulla redazione di articoli scientifici, sullo studio della letteratura scientifica, mentre gli studenti dottorandi sulla redazione della loro tesi. In questo modo, quando potremo ritornare in laboratorio potremo concentrarci al 100% sulle parti sperimentali. Anche se può sembrare banale, è fondamentale mantenersi impegnati e cercare di portare avanti il proprio lavoro al meglio, seguendo e sostenendo anche moralmente i miei collaboratori in questo momento così particolare. Come il numero di contagiati da coronavirus aumenta purtroppo rapidamente, anche la Sclerosi Laterale Amiotrofica continua a progredire, così come altre patologie neurodegenerative. La ricerca deve andare avanti, su tutti i fronti!
Queste riflessioni pragmatiche sono affiancate dalla voglia di aiutare, mettere le proprie competenze a disposizione della comunità scientifica e dalla fierezza di essere ricercatore: credo che in questo momento molte persone si sono rese conto più che mai di quanto la ricerca scientifica sia fondamentale e di quanto investire per formare personale sanitario di qualità, compresi i ricercatori che lavorano nell’ambito sanitario, e sostenerli quotidianamente nel loro operato sia prezioso per il bene di tutti! Auspico che le autorità si attivino al fine di creare dei gruppi di lavoro spinti dall’unione di competenze e generosità, dove l’unico scopo è quello di aiutarsi a vicenda per contenere la diffusione del virus ed accelerare la ricerca di una terapia efficace.
Sono diventata ricercatrice perchè affascinata ed incuriosita dalla complessità della biologia. Tra esperienze all’estero più significative ci sono i due post-dottorato di ricerca in Canada e Paesi Bassi: nel 2009 sono stata anche promossa professore universitario presso lo UMCG nei Paesi Bassi, ma nel 2011 sono rientrata in Italia in qualità di ricercatore nell’ambito del programma “Rientro dei cervelli – Rita Levi Montalcini”.
Credo che un ricercatore debba essere disposto a seguire una traccia dettata dallo sviluppo delle proprie ricerche al fine di migliorare le proprie competenze e di confrontarsi a livello internazionale. Ogni persona con cui ho condiviso il mio percorso scientifico ha, a suo modo e con piccoli gesti quotidiani, segnato la mia vita. Perchè studio la SLA? La mia ricerca sui sistemi di controllo della qualità delle proteine e sui meccanismi cellulari di risposta allo stress mi hanno portato a studiare la SLA e a postulare che alcuni di questi processi, ancora poco noti a livello molecolare, siano implicati nella progressione della patologia. Il mio obiettivo è trovare le risposte a domande come: cosa determina lo sviluppo di questa patologia? Cosa va storto e come possiamo correggerlo? Delle persone con SLA che ho incontrato mi ha colpita la loro speranza che ci sarà un futuro migliore.
Il mio sogno nel cassetto? Contribuire a migliorare le condizioni di lavoro per i ricercatori in Italia ed incentivare una riforma sulle modalità di accesso alla ricerca e sulle tipologie contrattuali. Senza iI contributo di ricerca da parte di AriSLA, non sarei stata capace di ottenere praticamente alcun risultato e non avrei potuto contribuire a formare e sostenere giovani ricercatori che hanno tanta voglia di fare. Senza il sostegno di Fondazione AriSLa e Fondazione Telethon probabilmente non avrei ottenuto la promozione a professore associato e sarei stata obbligata ad abbandonare la ricerca o il mio paese di origine per ritornare all’estero.
Grazie al finanziamento AriSLA ho avuto accesso anche a finanziamenti da parte della comunità europea (call JPND), da parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e da parte del MIUR. Tra i miei hobby ci sono la musica – suono, o meglio strimpello, il violin – e la pittura: attività che mi aiutano a distaccarmi dalla quotidianità ed a guardare al mio operato con una luce nuova, un’angolazione diversa, che porta a comprendere meglio le cose. (data pubblicazione 6/4/2020)